Metodo Mézières
Il metodo Mézières è un concetto di rieducazione concepito da una fisioterapista francese, Françoise Mézières. L’assenza di evidenze cliniche, il deficit di pubblicazioni e di rigore nell’insegnamento sono responsabili di una diffusione solo orale e di un precoce snaturamento dei concetti. L’osservazione principale all’origine di quello che si è convenuto chiamare «metodo Mézières» è stata condotta nel 1947. Le spiegazioni del fenomeno osservato sono state pubblicate solo nel 1984 sotto forma di leggi.
Il Metodo approccia al soggetto valutandolo in toto, nella sua globalità, per ricercare le contratture muscolari presenti e responsabili del problema. Gli accorciamenti muscolari provocano deformazioni tridimensionali del rachide e degli arti, all’origine delle algie dell’apparato locomotorio. Tali accoppiamenti muscolari riguardano tutto il corpo perché concatenati in “catene muscolari”. Questi insiemi di muscoli si distinguono per la loro potenza e la loro tendenza sistematica alla retrazione e Mézières individua 4 catene muscolari che hanno la caratteristica di potersi spostare sul corpo come un anello scivola su una bacchetta per tende (1). Si tratterà di individuare come le tensioni muscolari, presenti in ognuno, alterino la normale simmetria corporea. Attraverso movimenti precisi ed esercitando i muscoli “dimenticati”, si lavorerà per restituire lunghezza, elasticità e benessere alla muscolatura contratturata. Eseguendo un lavoro centrato su se stesso, ogni partecipante prende coscienza dell’organizzazione dei propri movimenti e diviene artefice del ripristino della propria simmetria corporea (2).
Conoscenza corporea
Mezieres è la capostipite della Ginnastica Rieducativa Posturale e lo fa attraverso un vero e proprio apprendimento corporeo, una presa di coscienza e conoscenza relativamente allo stato dei muscoli, delle articolazioni e del sé corporeo (Figura 1). Il principio consiste nel ridurre le deformazioni con lo stiramento delle catene. Lo strumento terapeutico viene chiamato “contrazione isometrica eccentrica”. Ogni seduta si apre e si chiude con una valutazione della morfologia corporea tramite l’assunzione di diverse posture. Si tratta di contrazioni statiche a partire da posizioni di partenza con osservazione esterna. Non deve esserci alcun tentativo di compenso del corpo. Le sedute di postura sono individuali e lunghe. Il ritmo è settimanale all’inizio del trattamento e successivamente vengono proscritte auto-posture da mantenere esercitate a casa. I concetti e le tecniche non hanno smesso di evolvere sotto l’impulso della sua ideatrice fino alla sua scomparsa nel 1991 (1).
Figura 1: ripristino della simmetria secondo il Metodo Mezieres.
Funzionalità del metodo
Il campo d’interesse è quello della patologia vertebrale (scoliosi, iperlordosi, cifosi, compressione dei dischi intervertebrali e relative radicolopatie, sciatalgia, cervico- brachialgia, ecc.), articolare (artrosi, periartrite scapolo-omerale, coxartrosi, gonartrosi, ecc.), muscolare (lombalgia, mialgie in genere, ecc.), distrofica (lussazione temporo- mandibolare, ginocchia vare o valghe, piede piatto o cavo, ecc.) (2). La caratteristica di funzionalità dell’esercizio Mezieres si appoggia sulla ricerca funzionale al recupero delle zone del nostro corpo, basandosi su 3 aspetti:
- Attraverso un meccanismo sensitivo-motorio;
- Valutando gli effetti del lavoro di allungamento muscolare svolto all’interno della seduta;
- La percezione del mantenimento dell’allungamento anche nella seduta seguente e via via, nel tempo, valutando quanto sta migliorando la nostra forma.
Figura 2: nello schema classico, dolore-contrattura-blocco, il Metodo Mézières, in virtù del suo approccio muscolare, si colloca naturalmente al livello della contrattura.
Osservazione principale originale
L’osservazione primaria nasce su di una paziente affetta da ipercifosi e da una grave forma di periartrite scapolo-omerale bilaterale che limitava qualsiasi movimento naturale degli arti superiori, la quale, inoltre, indossava da tempo un corsetto in ferro e cuoio che gli aveva procurato molte ulcerazioni sulle spalle e sulle anche e non le aveva portato nessun miglioramento.
– In un primo momento decise di lavorare da seduta ma la paziente era talmente rigida che era impossibile tenere questa posizione. Allora la mise in decubito supino (figura 3).
– Premendo sulle spalle comparve, in correzione della cifosi, comparve una accentuata iperlordosi lomabare (figura 4).
– Cercò allora di correggerla facendole portare gli arti inferiori flessi verso il petto in modo da portare il bacino in retroversione e vide che spariva l’iperlordosi lombare ma aumentava la lordosi cervicale tanto che il paziente non riusciva più a tenere il mento vicino al collo (figura 5).
Tali fenomeni sono stati osservati successivamente in tutti gli esseri umani con cifosi rigida. Ma il punto focale sta nel fatto che successivamente Mézières trasse sei leggi fondamentali, in uno scritto denominato “Rivoluzione in Ginnastica Medica”.
- I numerosi muscoli dorsali si comportano come un solo muscolo;
- Questi muscoli delle catene sono troppo forti e troppo corti;
- Qualsiasi azione localizzata sia in allungamento, che in accorciamento provoca
istantaneamente l’accorciamento dell’insieme della muscolatura;
Per eliminare i compensi la Meziérères decise di porre la paziente sdraiata supina con le gambe a squadra (figura 6)
- Qualsiasi impedimento all’allungamento provoca istantaneamente delle latero-flessioni e delle rotazioni del rachide e degli arti;
- La rotazione degli arti dovuta all’ipertrofia delle catene avviene sempre all’interno;
- L’allungamento, la detorsione, il dolore, qualsiasi sforzo da parte del paziente provoca un blocco respiratorio in inspirazione.
I contenuti del Metodo
Per avere un approccio corretto al Metodo bisogna approfondire i contenuti che scaturiscono dalle leggi precedentemente esposte (3):
- L’accorciamento di un muscolo che compone la catena muscolare determina l’accorciamento della catena stessa. La catena muscolare è un insieme di muscoli poliarticolari e con la stessa direzione, che si succedono scavalcandosi e ciò senza soluzione di continuità, come le tegole di un tetto. In queste condizioni, e solo in tali condizioni, si constata che tutti gli elementi ti di una stessa catena sono interdipendenti.
- I muscoli di una catena, poiché incastrati, si influenzano per i loro due parametri principali che sono la lunghezza e il tono. All’interno di una catena muscolare, le tonicità dei muscoli si sommano e questa somma, rende le catene insiemi la cui potenza non ha eguali nel nostro organismo. Da qui ne deriva lo squilibrio tra i muscoli delle catene sempre ipertonici e sempre posteriori con i muscoli isolati o contigui sempre anteriori e sempre ipotonici. Dal momento che sono troppo toniche le catene saranno anche troppo corte e tenderanno, senza un intervento esterno specifico, a ipertonificarsi e ad accorciarsi, perché le catene muscolari sono votate alla rigidità.
- A causa delle disposizioni del sistema qualunque modificazione nella lunghezza di uno dei suoi elementi produce una trazione sulle inserzioni iniziali del successivo elemento muscolare e ciò fino al termine del sistema stesso. Questa condizione è la condanna precisa di qualunque tentativo di lavoro segmentario delle catene.
- I muscoli che compongono le catene sono come detto poliarticolari e sono postero-flessori, latero-flessori e anche rotatori. Quando la postero-flessione diventa impossibile, la latero-flessione permetterà alla catena di retrarsi a prescindere. Quando questa latero-flessione non può aver luogo sarà ora rotazione ad assicurare il compenso. Si può dunque capire che non ci può essere lo stiramento di una catena muscolare tranne quando questo ultimo è integrale e quando verranno eliminati i compensi.
- In posizione eretta e a piedi uniti le mani sono sempre cadenti in lieve pronazione e negli arti inferiori i condili mediali delle ginocchia sono posizionati all’indietro rispetto ai condili laterali. A livello degli arti la flessione e la rotazione interna testimoniano rigidità delle catena muscolari.
- Il diaframma è un muscolo poco conosciuto, poco considerato, ma è molto importante perché costituisce un elemento di concatenamento interno tra strutture muscolari ossee, articolari e connettive e con la sua contrazione tende a lordizzare la colonna. Poiché questa contrazione si verifica nel processo inspiratorio, è evidente che il tempo di correzione deve avvenire nella espirazione.
Figura 7: Il diaframma quindi, accentua la lordosi lombare attraverso l’azione esercitata dai suoi pilastri sulla L2 a sinistra e sulla L2 – L3 a destra, azione in cui i pilastri del diaframma sono sinergici dell’ileo-psoas che esercita una trazione anteriore sulla colonna da D12 a L5
Le Catene Muscolari
Le catene muscolari sono rappresentate da una serie di muscoli contigui tra loro, ogni singolo muscolo rappresenta un anello della catena che abbraccia l’intera struttura corporea. Grazie a queste acute osservazioni Mézières raggruppò il sistema muscolare in quattro catene (2):
- La Catena Posteriore;
- La Catena Antero-Inferiore;
- La Catena Anteriore del Collo;
- La Catena Anteriore del Braccio.
Ognuna di queste catene é costituita da specifici muscoli e svolge particolari funzioni che ora andremo singolarmente ad approfondire.
La Catena Posteriore (figura 8) è la più estesa, è formata da tutti i muscoli profondi e superficiali che vanno dalla linea occipitale alla punta delle dita dei piedi. A livello cranio-sacrale troviamo: 1. Sul piano superficiale: il trapezio e il gran dorsale. 2. Sul piano medio: i romboidei, l’elevatore della scapola e i dentati postero- superiori e postero-inferiori. 3. Il piano profondo può essere suddiviso a sua volta in tre piani : a)Il piano superficiale comprende: l’erettore della colonna a sua volta suddiviso in tre porzioni che prendono nomi specifici in relazione al distretto rachideo nel quale si inseriscono. b)Il piano intermedio è rappresentato dal trasverso spinoso. c) Il piano profondo comprende invece i m. interspinosi e i m. intertrasversi. Sulla regione posteriore dell’arto inferiore troviamo invece il semimembranoso, il semitendinoso, il bicipite femorale, gli adduttori, il popliteo, i gemelli, il soleo, il plantare gracile il tibiale posteriore, i flessori lunghi delle dita ed infine i flessori plantari sulla regione posteriore del piede.
La Catena Antero-Inferiore (figura 9) è formata dal tendine centrale, dal diaframma, dall’ileopsoas e dalla fascia iliaca. Il diaframma ha inserzioni costali , una inserzione sternale e delle inserzioni vertebrali attraverso due gruppi di pilastri: i pilastri esterni originano sui corpi vertebrali delle prime vertebre lombari e sui dischi adiacenti, i due pilastri interni originano dall’arcata fibrosa dello psoas e dall’arcata del quadrato dei lombi. Quando attraverso i suoi pilastri il diaframma prende punto fisso in alto, sulle coste e sullo sterno, porta la colonna lombare in alto e in avanti, é quindi un muscolo lordosizzante. L’inserzione comune con lo psoas determina ugualmente uno spostamento della colonna verso il basso ma sempre in avanti (riduzione del diametro verticale della colonna lombare), quindi anche l’leopsoas ha un’azione lordosizzante che si ricollega inoltre al sistema sacro-lombare visto precedentemente, anch’esso ad azione lordosizzante
La Catena Anteriore del Collo (figura 10) é formata dal piccolo e grande retto, dal lungo del collo e dal tendine centrale che collega il rachide cervicale al diaframma e all’asse viscerale. Il piccolo retto va dalla massa laterale dell’atlante all’apofisi basilare dell’occipite, il grande retto va dalle apofisi trasverse di C3-C6 all’apofisi basilare dell’occipite. Il lungo del collo è composto da tre parti: da fibre oblique discendenti, fibre oblique ascendenti e da fibre longitudinali che collegano l’atlante a D1,D2,D3. Si estende quindi dall’apofisi basilare dell’occipite al corpo della terza vertebra dorsale. Quando prende punto fisso in basso porta in avanti il collo aumentando la lordosi cervicale. Quindi i muscoli della catena anteriore del collo pur avendo una inserzione anteriore accorciandosi aumentano la lordosi posteriore.
La Catena Anteriore del Braccio (figura 11) è composta dal coraco-brachiale, dal bicipite, dal brachiale, dal brachio-radiale, dal lungo supinatore, da tutti i flessori e pronatori dell’avambraccio compresi i muscoli dell’eminenza tenar e ipotenar. Dal punto di vista filogenetico, il passaggio dell’uomo alla stazione eretta ha obbligato la muscolatura anteriore del braccio a lavorare prevalentemente in maniera concentrica, basti pensare al semplice e ripetuto movimento di portare del cibo alla bocca. E’ dunque una catena più predisposta a fenomeni di retrazione. L’accorciamento cronico di questa catena determina una marcata flessione del gomito e una pronazione eccessiva dell’avambraccio alla quale si somma un’ intrarotazione di tutto l’arto superiore ad opera posteriormente del gran dorsale e del gran rotondo (catena posteriore), anteriormente del gran pettorale.
Metodo: la pratica osservazionale
Françoise Mézières amava citare questa massima di Leonardo da Vinci: “Guardare per vedere, vedere per capire, capire per sapere”. Ogni postura viene costruita, elaborata dal rieducatole – chinesiologo, in funzione delle dismorfie del paziente ed è su misura. Mai due pazienti con identiche sedute e mai due sedute per lo stesso paziente che siano totalmente identiche. Dunque dapprima saper guardare che rappresenta un passaggio basico per la strutturazione successiva del programma di posturale.
- Osservazione Anteriore: i piedi uniti si toccano dal calcagno alla punta degli alluci, si toccano i malleoli interni, i polpacci le ginocchia e le cosce in alto. Le anche, i capezzoli, le clavicole, le spalle, i processi mastoidei, devono essere allo stesso livello. L’ombelico deve essere al centro dell’addome, non deve essere spostato o ruotato. Le linee laterali del torace sono rettilinee dalla vita all’ascella, i triangoli della taglia perfettamente simmetrici. La testa deve essere perfettamente in asse senza inclinazioni e rotazioni.
- Osservazione Laterale: i muscoli peroneali devono passare dietro il malleolo esterno, la testa del perone deve essere tra il lato posteriore e laterale della gamba. Il braccio non deve ricoprire la linea del dorso ma devono essere visibili 2/3 anteriori e 1/3 posteriore. La linea sterno-mammillare ( dalla forchetta sternale alla punta del capezzolo) deve essere leggermente obliqua in avanti di circa 45°. La linea mammillo-pubica (dalla punta dei capezzoli al pube) deve essere diritta. Le scapole non devono essere sporgenti e il loro profilo segue quello del dorso. Le ginocchia non devono essere né flesse né recurvate.La testa non deve essere in antepulsione né in retropusione.
- Osservazione Posteriore: I processi mastoidei, le spalle, gli angoli inferiori delle scapole devono essere sulla stessa linea. La colonna vertebrale deve essere diritta con la linea delle apofisi spinose in asse. Il bacino non deve presentare rotazioni, le creste iliache sono alla stessa altezza. A livello delle gambe dobbiamo trovare le stesse caratteristiche per cui devono toccarsi le ginocchia, i polpacci e i malleoli.
Dopo questa osservazione statica si passa ad esaminare il paziente attraverso posture dinamiche, al fine di individuare altre importanti deformazioni che sfuggono ad una analisi statica e per arrivare alla costituzione di quella che Mézières intendeva dover essere la “terapia di ricostruzione morfologica”, volta alla forma “perfetta” (2) il biotipo di riferimento che per Mézières ha le seguenti caratteristiche: Visto dal davanti (figura 12): i due emilati corporei sono simmetrici con le anche e le spalle allo stesso livello e prive di rotazioni, gli arti inferiori hanno gli alluci, i malleoli, i polpacci (terzo superiore), le ginocchia e le cosce (terzo superiore) in leggero contatto.
Visto dal davanti (figura 12): i due emilati corporei sono simmetrici con le anche e le spalle allo stesso livello e prive di rotazioni, gli arti inferiori hanno gli alluci, i malleoli, i polpacci (terzo superiore), le ginocchia e le cosce (terzo superiore) in leggero contatto.
Visto di profilo (figura 13) : lungo una linea immaginaria perpendicolare al terreno, i talloni, i polpacci (terzo superiore), i glutei, le scapole, la nuca, sono a contatto con la suddetta linea.
Conclusione prima parte
In conclusione a questa prima parte introduttiva si può affermare che il Metodo Mézières agisce con trattamenti individuali differenziati in funzione delle specifiche esigenze problematiche posturali e delle caratteristiche soggettive della persona, la quale attraverso la contrazione isometrica in espirazione delle catene cinetiche retratte, determina una modificazione morfologica del corpo avvicinandolo, in proporzione al numero di trattamenti eseguiti, alla sua forma ideale. Nella prossima parte verrà affrontato più nello specifico ciò che concerne la “Postura” e i suoi processi nel Metodo Mézières.
Riferimenti bibliografici
- M.Nisand (Kinésithérapeute, ancien assistant de Françoise Mézières responsable technique du diplôme universitaire de Reconstruction Posturale® à l’université de Strasbourg) EMC – Medicina Riabilitativa, Volume 17, Issue 2, 2010, Pages 1-15
- Mauro Lastrico – Terapista della Riabilitazione, spec. Metodo Mézières, presidente AIFiMM, didatta formatore in Riabilitazione Morfologica ed in Ginnastica di Rieducazione Posturale; Elena Di Loreto – Terapista della Riabilitazione, spec. Riabilitazione Morfologica, spec. Ginnastica di Rieducazione Posturale – Testo: “Biomeccanica muscolo-scheletrica e Metodica Mézières”
- Teoria, Tecnica e Didattica della Ginnastica Adattata – Università degli Studi di Brescia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Scienze Motorie – 2009.