Introduzione
Il piede è la struttura anatomica posta all’estremità distale di ciascun arto inferiore, ricopre la funzione di supportare tutto il corpo ed ha un ruolo fondamentale nella locomozione umana. In posizione eretta, è perpendicolare all’asse composta da coscia, ginocchio e gamba, propriamente detta, con proiezione in avanti.
Nel piede sono presenti 26 ossa, 33 articolazioni e più di un centinaio di muscoli, tendini e legamenti. Le ossa del piede si suddividono in tre gruppi o categorie: le ossa tarsali, le ossa metatarsali e le falangi.
Le ossa tarsali o del tarso sono situate sotto l’articolazione della caviglia, sono 7 ossa di forma irregolare: il talo (o astragalo), il calcagno, il navicolare, il cuboide e i tre cuneiformi (laterale, intermedio e mediale). L’astragalo o talo e il calcagno rappresentano le ossa prossimali del tarso e ricoprono un ruolo fondamentale nella strutturazione della caviglia, principale articolazione del piede che permette la dorsiflessione e la flessione plantare. Il calcagno funge da punto d’inserzione per un paio di legamenti fondamentali (il legamento tibio-calcaneare e il legamento calcaneo-fibulare). L’osso navicolare è l’osso intermedio del gruppo tarsale; risiede anteriormente al talo, posteriormente alle tre ossa cuneiformi e lateralmente al cuboide. Presenta una protuberanza per l’inserimento del tendine tibiale posteriore. Il cuboide e le tre ossa cuneiformi hanno una disposizione distale rispetto al tarso. Simile a un cubo, il cuboide occupa una posizione laterale, rispetto alle tre ossa cuneiformi, posteriormente è in rapporto con il calcagno, mentre anteriormente con gli ultimi due metatarsi. Dalla forma di un cuneo, le ossa cuneiformi, risiedono davanti all’osso navicolare e dietro ai primi tre metatarsi; la disposizione particolare dei tre cuneiformi permette alle ossa metatarsali di costituire il cosiddetto arco trasverso del piede.
Le ossa metatarsali appartengono alla categoria delle ossa lunghe e sono in tutto 5. In ciascun metatarso si distinguono tre regioni: una regione centrale, identificata con il termine di corpo; una regione prossimale, chiamata base; una regione distale, chiamata testa. La base dei metatarsi confina con le ossa del tarso: partendo dal lato mediale del piede, i primi tre metatarsi aderiscono alle tre ossa cuneiformi, mentre gli ultimi due metatarsi all’osso cuboide. La testa di ogni metatarso aderisce alla prima falange di ciascun dito del piede. Il Corpo, la base e la testa possiedono dalle 3 alle 4 articolazioni.
Figura 1: visione plantare e dorsale ossea del piede
Le falangi sono in tutto 14 e rappresentano gli elementi ossei delle dita del piede. Tranne il primo dito, l’alluce, l’unico con 2 falangi, le altre dita possiedono 3 falangi ciascuno. Le falangi più prossimali alla testa dei metatarsi prendono il nome di prime falangi; a partire da queste, le successive sono dette seconde falangi e terze falangi
Gli studiosi hanno stabilito che vi sono tre zone o parti del piede: retropiede, mesopiede e avampiede. Il retropiede è la parte più prossimale del piede e comprende l’astragalo e il calcagno. Il mesopiede è la parte intermedia del piede e include l’osso cuboide, ossa cuneiformi e navicolare. L’avampiede è la parte più distale del piede e comprende i 5 metatarsi e le falangi delle dita dei piedi.
Per semplificare la descrizione delle numerose articolazioni del piede, si è pensato di suddividerle per settori ossei: le articolazioni delle ossa tarsali, le articolazioni delle ossa metatarsali e le articolazioni delle falangi.
A livello tarsale, sono rilevanti 4 articolazioni:
1) La caviglia, che rappresenta l’elemento articolare più importante del piede.
2) L’articolazione sotto-talare, che è il risultato del sinergismo tra talo e calcagno.
3) L’articolazione talo-navicolare, che risulta dall’unione di talo e osso navicolare.
4) L’articolazione calcaneo-cuboide, che è frutto del rapporto tra calcagno e osso cuboide.
A livello metatarsale, sono importanti le articolazioni che i metatarsi formano con le ossa del tarso, le articolazioni presenti tra i metatarsi e le articolazioni che i metatarsi formano con le falangi:
1) Le articolazioni tra metatarsi e ossa tarsali prendono il nome di articolazioni tarso-metatarsali e uniscono la base dei metatarsi alle ossa cuneiformi (ossa metatarsali delle prime tre dita) e all’osso cuboide (ossa metatarsali delle ultime due dita).
2) Le articolazioni tra metatarso e metatarso sono note come articolazioni intermetatarsali e mettono in comunicazione due metatarsi adiacenti; sono 3 nel metatarso del primo e dell’ultimo dito del piede, mentre sono 4 nel metatarsi del secondo, del terzo e del quarto dito del piede.
3) Le articolazioni tra metatarsi e prima falange sono conosciute come articolazioni metatarso-falangee e stabilizzano la testa dei metatarsi con la falange più vicina, quella prossimale.
A livello falangeo, spiccano le articolazioni che le falangi formano tra di loro:
1) L’articolazione che lega la prima falange alla seconda falange, nota anche come articolazione interfalangea prossimale.
2) L’articolazione che lega la seconda falange alla terza falange, il cui nome specifico è articolazione falangea distale.
Sono inoltre presenti numerosi legamenti e tendini, che fungono da collegamento tra e le ossa tra le ossa e i muscoli.
I legamenti più importanti dei piedi sono: la fascia plantare, il legamento plantare calcaneo-navicolare e il legamento calcaneo-cuboide. La fascia plantare è un legamento lungo, situato sul margine inferiore del piede (pianta), che decorre dalle ossa del tallone (calcagno) alle ossa delle dita. Morfologicamente simile a un arco, permette la curvatura del piede e funge da cuscinetto che assorbe gli shock di una camminata, di una corsa ecc.
Il legamento plantare calcaneo-navicolare è l’elemento legamentoso, con sede sul margine inferiore del piede, che va dal calcagno all’osso navicolare. Funzionalmente, serve a supportare la testa dell’astragalo.
Gli elementi muscolari del piede si possono dividere invece in due categorie: i muscoli estrinseci, con inserzioni prossimale e distale a un osso della gamba e a un osso del piede rispettivamente e i muscoli intrinseci, che con inserzioni sul piede.
I muscoli estrinseci sono:
- Il muscolo tibiale posteriore;
- Il muscolo tibiale anteriore;
- Il muscolo peroneo lungo;
- Il muscolo peroneo breve;
- Il muscolo gastrocnemio (mediale e laterale);
- Il muscolo soleo.
I muscoli intrinseci plantari sono: - I muscoli plantari mediali (muscoli dell’alluce);
- Il muscolo abduttore dell’alluce;
- Il muscolo flessore breve dell’alluce;
- Il muscolo adduttore dell’alluce;
- I muscoli plantari laterali, detti anche muscoli del 5° dito;
Il muscolo abduttore del 5° dito;
Il muscolo flessore breve del 5° dito;
Il muscolo adduttore del 5° dito: - I muscoli plantari intermedi;
- Il muscolo flessore breve delle dita centrali del piede;
- Il muscolo quadrato della pianta del piede;
- I quattro muscoli lombricali;
- I sette muscoli interossei.
Il tendine invece ha una struttura molto simile a un legamento, con la sola differenza che unisce un muscolo ad un elemento osseo. I tendini del piede sono numerosi e il tendine più importante del piede è il tendine d’Achille. Questa struttura collega i muscoli del polpaccio al calcagno. È fondamentale per camminare, correre e saltare. La sua rottura limita fortemente le capacità motorie di una persona e richiede un intervento chirurgico ricostruttivo (1).
Funzione e alterazioni
Il piede ricopre varie funzioni:
– Locomozione;
– Assorbimento;
– Stabilità.
La complessa anatomia del piede consente all’uomo di sviluppare una serie di movimenti come camminare, correre, saltare, ma ogni elemento anatomico può subire un’alterazione più o meno dolorosa e più o meno disfunzionale.
Le alterazioni possono essere di:
– Natura biomeccanica;
– Natura vascolare;
– Natura dermatologica.
I disturbi del piede sono comuni tra gli adulti più anziani, con una prevalenza segnalata di alcuni disturbi fino al 65% (2) e i sintomi correlati sono associati a livelli di salute mediocri, come cadute (3,4) e limitazioni funzionali (5,6), ma la biomeccanica di molti disturbi del piede rimane comunque poco compresa. Si ritiene che la postura e la funzionalità del piede siano associate a disturbi come l’alluce valgo (7), l’alluce rigido (8), l’alluce del sarto (9) e le dita a martello (10,11). Tuttavia molte di queste associazioni si basano su osservazioni cliniche e non sono state validate oggettivamente. Alcuni studi hanno rilevato un carico delle correlazioni più specifiche con un alterato carico regionale (12), delle differenze significative nella cinematica del piede (13) e la pronazione eccessiva del piede (14) nei soggetti con alluce valgo e allo stesso modo diverse condizioni di sovrallenamento degli arti inferiori sono state associate a variazioni della postura del piede (15).
In uno studio di Hagerdorn T. e altri del 2013 (16) è stata valutata la relazione tra disturbi del piede, postura e funzionalità. Sia la postura del piede piatto che la funzionalità del piede pronato erano associate a probabilità significativamente più elevate di diversi disturbi del piede. La postura del piede cavo, come definita dall’indice dell’arco modificato (IAM), non ha influenzato il rischio di disturbi del piede nei soggetti adulti anziani, mentre la funzione del piede supinato era associata a un ridotto rischio di alluce valgo e alluce rigido. Questi risultati supportano l’opinione clinica ampiamente diffusa secondo cui la funzionalità del piede pronato contribuisce ad un aumentato rischio di disturbi del piede negli adulti.
In una revisione sistematica e meta-analisi di articoli che analizzano la postura del piede e l’alluce valgo, Nix et al. 2012 (17) non hanno trovato alcuna associazione tra alluce valgo e misure cliniche della postura del piede, come IAM. Nello studio di Hagerdon T. e altri i modelli non hanno mostrato probabilità così elevate di avere l’alluce valgo con funzione del piede pronato, mentre la funzione supinata era associata a probabilità significativamente ridotte di avere l’alluce valgo. La scoperta secondo cui i piedi pronati non presentavano maggiori probabilità di alluce valgo sono in conflitto con precedenti ricerche, tipo quella di Kenozek e altri (18). Un motivo della discrepanza può essere correlato alla misura della funzione del piede; Kernozek et al. hanno utilizzato l’allineamento del retropiede per quantificare la funzione del piede, mentre lo studio di Hagerdon e altri ha utilizzato l’indice di escursione del centro di pressione (CPEI). La CPEI è una misura dinamica della funzione del piede e sebbene sia stato dimostrato che si riferisce alla valutazione statica della postura del piede (19), questi risultati ottenuti da misure statiche potrebbero non essere direttamente comparabili con le misure dinamiche della funzione del piede. Inoltre, poiché non è stata rilevata alcuna misura della gravità dell’alluce valgo, è possibile che i casi più lievi di alluce valgo (15-25° di abduzione) oscurino le relazioni tra casi gravi (maggiore di 25° di abduzione (20) e funzione pronata del piede.
I testi clinici mostrano la postura del piede piatto e la funzione pronata come possibili cause dell’alluce rigido (8), ma, tuttavia, Zammit et al. nel 2009 non hanno riportato una un’associazione così stretta tra alluce rigido e misure della postura del piede in una revisione sistematica (21).
La biomeccanica delle deformità delle dita dei piedi non è stata ampiamente studiata e i testi clinici rilevano che la presenza di alluce valgo (22), piede piatto (22) e piede cavo (11) sono potenziali fattori di rischio per le dita dei piedi a martello a causa della formazione di squilibri muscolari nel piede (10,22,23). La postura del piede piatto è stata associata ad un aumento delle probabilità di dita a martello nello studio di Hagerdon T. e altri. Dato che questo studio ha riguardato principalmente gli adulti più anziani, che in genere hanno arcate del piede basse rispetto agli adulti più giovani (24,25) è probabile che le dita a martello, relative alla postura del piede piatto, siano prevalenti in questi soggetti e i risultati dello studio di Hagerdon T. e altri suggeriscono che la postura del piede, piuttosto che la funzione del piede, è associata alle dita a martello. Sono necessari studi longitudinali e prospettici per comprendere appieno i fattori di rischio delle dita a martello.
Mentre il lavoro clinico suggerisce che la fascite plantare è associata sia a una postura cava (26) che piatta (27) del piede, Irving et al. non hanno trovato alcun legame tra dolore cronico al tallone, postura del piede o funzione, in sette studi esaminati (28). Spesso la facile plantare è associata ad altri fattori come il tempo trascorso in piedi (29), ma nei soggetti adulti anziani l’esposizione a tale posizione non è così appropriata, poiché si ritiene che le persone di età compresa tra 40 e 60 anni abbiano un rischio più elevato (27).
Un numero limitato di prove suggerisce che la postura del piede del cavo e la funzione supinata hanno un ruolo nella formazione delle dita ad artiglio (22), mentre la funzione del piede pronato è un fattore di rischio per il callo del sarto (9) e il neuroma di Morton (22,30).
È giusto a questo punto fare chiarezza. A volte accade che i termini di piede piatto, pronto, valgo, verso e abdotto vengano confusi e usati come sinonimi. Questi termini tra loro, come visto sopra, hanno degli aspetti in comune, ma non rappresentano la medesima situazione, poiché prendono nomi che descrivono appunto situazioni diverse, certo possono sicuramente coesistere, ma ciò non ne giustifica l’uso come sinonimi da parte di operatori poco attenti che rischiano di creare confusione nelle persone. Il piede piatto è una condizione che risponde a meccanismi ben precisi e che deve essere inquadrato clinicamente attraverso una indagine RX sotto carico in cui l’angolo di Costa-Bertani risulti maggiore di 130°.
Figura 2: angolo Costa-Bertani in piede piatto, valutato tramite RX.
Nello studio della struttura e della funzione, quindi anche nello studio di ciò che spesso viene definito piede piatto, si deve considerare che ogni nostro segmento corporeo ha una sua determinata struttura al fine di assolvere una specifica funzione e, al pari, lo svolgimento di questa funzione plasma ed influenza la struttura del segmento stesso, ma spesso l’attenzione si concentra troppo verso una forma sbilanciata, senza considerare tutti gli aspetti che costituiscono l’arto inferiore e il corpo, dato che il corpo ha delle proporzioni così come il piede, ma bisogna indagare come si comporta in varie situazioni.
Postura
In una revisione sistematica e meta-analisi di Neal B.S. e altri del 2014 (31) i risultati hanno mostrato che una postura del piede pronata è un fattore di rischio per lo sviluppo di sindrome tibiale mediale da stress (MTSS) e dolore rotulo-femorale, anche se la relazione è risultata essere debole e rappresenta solo una parte dell’eziologia multifattoriale.
Attraverso i 21 studi inclusi nella revisione, sono state impiegate quattro diverse misure di postura statica del piede, tra cui drop test del navicolare (n= 9), indice di postura del piede (IPP) (n= 5), eversione calcaneare (n= 4) e angolo dell’arco longitudinale (n= 3). È interessante notare che i risultati di questa revisione, che collegano la postura del piede misurata usando la caduta navicolare e l’IPP con il rischio di lesioni (rispettivamente MTSS e dolore rotulo-femorale), sono in conflitto con i risultati riportati da due studi che non sono stati inclusi nella meta-analisi a causa di un assenza di dati adeguati (32,33) In particolare, è stato riportato che l’eversione calcaneare non è correlata al rischio di dolore sia MTSS (34) che rotulo-femorale (33). Questi risultati contrastanti possono essere spiegati dal diverso metodo di misurazione della postura del piede e dall’inferiore affidabilità della misurazione dell’eversione calcaneare rispetto al drop navicolare e all’IPP (35,36). Indicano anche che l’eversione calcaneare può essere meno sensibile nell’identificazione del rischio di sviluppo di lesioni agli arti inferiori rispetto all’IPP e alla drop navicolare. Sono necessarie ulteriori ricerche prospettiche che raccolgono contemporaneamente misure multiple di postura del piede per confermarlo.
Tong e Kong (37) hanno concluso che entrambi i tipi “ad arco alto” (supinato) e “piede piatto” (pronato) sono fattori di rischio per lesioni agli arti inferiori, ma non hanno fornito una ripartizione per singole patologie o misure di risultato. I risultati della revisione invece sono in accordo con la revisione sistematica MTSS di Newman e altri (38), che ha segnalato una maggiore ampiezza del drop navicolare come fattore di rischio.
Prove forti e molto limitate indicano che una postura del piede pronata aumenta il rischio di MTSS e dolore rotulo-femorale, rispettivamente. Tuttavia questa relazione ha un effetto limitato, indicando che una postura del piede pronata può essere solo una componente del profilo di rischio di lesioni in queste condizioni. Non è stato riscontrato che la postura del piede sia associata al rischio di lesioni al piede e alla caviglia, reazioni di stress osseo o una serie di lesioni non specifiche da sovra uso dell’arto inferiore, sebbene sia necessaria cautela nell’interpretazione dei risultati, poiché esistono solo prove limitate. Delle misure utilizzate nella ricerca prospettica attualmente disponibile, sembra che il drop navicolare e l’IIP possano prevedere infortuni da uso eccessivo degli arti inferiori. Le misurazioni in conidizoni statiche della postura del piede devono comunque essere utilizzate nell’ambito di una valutazione multifattoriale del rischio di lesioni e non devono essere considerate isolatamente.
Per migliorare l’applicabilità clinica dei risultati raggiunti, gli studi futuri dovrebbero cercare di raggruppare e mettere in correzioni i partecipanti rispetto ad elementi intrinseci (ad esempio indice di massa corporea) ed estrinseci (ad esempio calzature utilizzate) e riportare statistiche sui fattori di rischio basate sulla combinazione di dati sulla postura statica del piede con tali elementi.
Navicular Drop Test
Il drop test del navicolare (NDT) fu descritto per la prima volta da Brody nel 1982 come mezzo per quantificare la quantità di pronazione del piede nei corridori (39). È uno dei test di valutazione statica del piede e serve per osservare e rappresentare lo spostamento del piano sagittale della tuberosità navicolare da una posizione neutra, ad es. da una posizione neutra ad una posizione rilassata in piedi (Fig.3). Posizionare il soggetto in piedi in modo da far caricare il peso del corpo sul piede e assicurarsi che il piede sia in posizione neutra all’articolazione subtalare. Segnare la parte più prominente della tuberosità navicolare e misurare la sua distanza dalla superficie di appoggio (pavimento). Chiedere al soggetto di rilassarsi e quindi misurare la quantità di escursione, sul piano sagittale del navicolare, con un righello (Fig.3). In alternativa, il test può anche essere eseguito seguendo il procedimento al contrario.
Figura 3: misurazione del drop test del navicolare. L’altezza della tuberosità navicolare viene misurata in posizione: neutra (A) e rilassata (B) e viene misurata la distanza tra i due punti. Immagine da Menz 1998. (40)
Tabella 1: valori del drop test del navicolare. 7,(41); 5,(42); 1,(39) 6, (43).
La rilevanza di questo test è sulla funzione e sulla struttura dell’arco longitudinale mediale (MLA) del piede, che sono state proposti come fattori di rischio per lo sviluppo di lesioni determinate dalla posizione navicolare. L’aumento del drop navicolare durante il test (NDT) porta al basso livello di MLA che è stato identificato come un fattore di rischio per le lesioni subite tra i corridori alle prime armi che presentano più dolore al ginocchio, tendinite rotulea e fascite plantare, sviluppano dolore alla gamba e durante l’esercizio alla zona patello-femorale. (44).
Headlee et al. hanno anche trovato un NDT positivo come indicativo di affaticamento muscolare intrinseco plantare (45). È stata segnalata un’eccessivo drop in soggetti con una storia di lezione del crociato anteriore (46) e si pensa che predisponga gli individui alla patologia da stress della zona medio-tibiale (47). La diminuzione del drop navicolare che porta ad un arco alto ha riportato una maggiore incidenza di lesioni alla caviglia, fratture da stress del quinto metatarso e sindrome da attrito della banda iliotibiale nei corridori. L’NDT può anche essere di beneficio nel valutare i pazienti con sintomi di uso eccessivo degli arti inferiori (48).
Come per qualsiasi test i risultati devono essere interpretati con cautela e le decisioni cliniche i devono essere prese alla luce dell’errore associato a ciascuna tecnica (48). L’NDT è solo uno dei componenti di una valutazione globale degli arti inferiori e dovrebbe essere usato insieme ad altre tecniche. (49)
Le complessità tra la tuberosità navicolare, la palpazione dell’articolazione sub-talare e la percentuale di peso che verte sui piedi e attraversa gli arti inferiori sono alcuni dei fattori che possono rendere incoerente l’affidabilità del test. Quindi per affrontare alcuni di questi problemi esistono altre versioni del test, come ad esempio una che coinvolge una posizione rilassata con un arto solamente, il drop test del navicolare sit-to-stand (SSNDT) e il drop test dinamico del navicolare (DND) (50). Deng e altri non hanno trovato alcuna correlazione tra NDT e la versione sit-to-stand (SSNDT), suggerendo che le misure statiche del cambiamento di altezza navicolare potrebbero non prevedere il movimento dinamico navicolare durante, appunto, il ciclo dell’andatura (50).
Il ruolo dell’equilibrio
L’equilibrio sui piedi ha un ruolo fondamentale che può essere focalizzato in quattro punti:
1) Il cattivo equilibrio posturale è correlato a cadute e lesioni alla caviglia;
2) Il controllo e la forza delle dita dei piedi possono essere parte integrante dell’equilibrio posturale;
3) La forza di flessione plantare del piede influenza la capacità di equilibrio;
4) Muscoli flessori delle dita più forti migliorano l’equilibrio posturale.
Questi quattro punti sono stati alla base della revisione sistematica di Quinlan S. e altri di quest’anno 2020 (versione che uscirà a settembre) (51). I ricercatori si sono chiesti se la migliore forza dei flessori delle dita del piede determina un migliore equilibrio posturale per tutta la durata della vita?
È stata così condotta questa revisione sistematica di articoli, riferiti all’argomento piede, dal 1900 al 2019. I criteri di inclusione ed esclusione sono stati stabiliti prima della selezione. I criteri di inclusione sono stati: studi osservazionali e longitudinali, soggetti sani, l’esecuzione di almeno un test di equilibrio e un test di forza del flessore. I criteri di esclusione sono stati: soggetti con patologia/disabilità, case study, revisione sistematica o bibliografica. Due esaminatori hanno valutato l’idoneità di uno studio per l’inclusione in questa recensione, sulla base dei criteri sopra espressi. La qualità dello studio è stata valutata utilizzando gli strumenti del programma di valutazione critica.
Sono stati inclusi nove studi. In ogni studio, i partecipanti avevano più di sessant’anni e oltre il 73% erano donne. Nessuno studio è stato trovato per un gruppo di soggetti più giovani. Sono stati condotti sette studi trasversali, due studi randomizzati di controllo e uno studio caso-controllo. Tutti gli studi hanno fornito prove di correlazioni direttamente proporzionali e clinicamente significative tra la forza dei flessori delle dita e l’equilibrio posturale.
È risultato che la forza dei flessori delle dita contribuisce a migliorare l’equilibrio posturale per le persone di età superiore ai 60 anni, anche se sono necessarie ricerche per stabilire la relazione tra la forza muscolare del piede e l’equilibrio nei giovani adulti e nei bambini.
Consigli
Se hai problemi ai piedi o pensi che ci sia una correlazione con il tuo problema fisico-pasturale e i piedi allora affidati ad un podologo, esegui le terapie proposte dal podologo e dall’equipe di specialisti, modificare le calzature, esegui controlli periodici frequenti.
Nel caso di un problema al piede evita di affidarti a persone non del settore e non curarti per sentito dire, non aspettare che la situazione si evolva e peggiori, non usare prodotti di tipo pubblicitario, ma specifici e indicati da specialisti del settore. L’errore che anche un professionista del movimento, ma che sa poco o nulla di piede, può fare più frequentemente è quello di assegnare a priori ad una determinata struttura una specifica funzione, senza in realtà indagare effettivamente né l’una, né l’altra. Come visto anche dagli studi presentati sopra è fondamentale studiare un piede sia sotto l’aspetto strutturale, che quello funzionale, ovvero avere un quadro morfologico e di funzionamento.
La valutazione deve avere dei focus su (52):
- Presenza di dolore causato dall’assetto strutturale o dal movimento;
- Capacità residua di movimento corretto sui piani anatomici secondo i range propri della fisiologia articolare;
- Capacità di attivare correttamente la muscolatura intrinseca ed estrinseca del piede;
- Capacità di stabilizzare la posizione monopodalica;
- Capacità di eseguire e controllare gesti complessi quali cammino, corsa, salto o attività specifiche.
Valutare il piede significa tenere in considerazione sia la struttura, che la funzione dello stesso e procedere attraverso valutazioni oggettive e comparabili al fine di valutare l’efficacia dei trattamenti postumi, che devono essere svolti secondo quelle che sono le proprie competenze e in osservanza dei propri profili professionali senza invadere la sfera professionale altrui.
Osservazione del piede in 10 punti
- Il tuo piede ha una deformazione delle dita e queste non seguono più la direzione fisiologica? Probabilmente il tuo problema podalico è di natura biomeccanica e la tua camminata è errata e questo comporta callosità e difficoltà a camminare a lungo.
- Il tuo piede ha una cute rigida e/o callosità diffuse? Molto probabilmente il tuo problema è di natura mista biomeccanica e dermatologica; con una scarsa idratazione della cute e delle zone di pressione anomale che possono generare callosità diffuse o in zone specifiche che sono molto profonde e generano dolore alla pressione.
- Il tuo piede ha delle unghie diverse dalle altre per colore, spessore e grandezza? Molto probabilmente il tuo problema è nuovamente di natura mista biomeccanica e dermatologica con una meccanica alterata che fa urtare le dita e le unghie contro la tomaia della scarpa con successiva lesione ed alterazione delle stesse. In questi casi a lungo andare la problematica diventa con il tempo prettamente dermatologica con la possibilità di generazione di micosi dell’unghia o della cute (funghi) e caduta delle stesse.
- Il tuo piede ha dolore in un singolo punto preciso e non solo quando cammini ma senti una sensazione di bruciore intenso? Molto probabilmente il problema potrebbe essere la presenza di una o più verruche.
- Il tuo piede ha dolore sotto il tallone quanto appoggi il piede a terra e quando inizi a spingere al suolo? Molto probabilmente il tuo problema è biomeccanico; potrebbe esserci un problema di spina calcaneare o fascite plantare.
- Il tuo piede è spesso freddo o spesso caldo e gonfio? Molto probabilmente il tuo problema è circolatorio.
- Il tuo piede non è correttamente allineato e presenta un aumento della volta plantare o un eccessivo schiacciamento? Molto probabilmente il tuo piede ha una biomeccanica alterata di movimento.
- Il tuo piede ha dolori certi tra il terzo e quarto dito con scarpe molto strette? Molto probabilmente l’utilizzo delle scarpe non è idoneo e comprime la parte anteriore del piede irritando alcune terminazioni nervose.
- Il tuo piede ha delle unghie molto dure o curve che tendono a ferire la pelle e danno dolore? Molto probabilmente si tratta di unghie che se tagliate male tendono ad incarnirsi (onicocriptosi) o a creare delle callosità periungueali (onicofosi).
- Il tuo piede ha dolore posteriormente al tallone nel momento in cui spingi al suolo durante il cammino o la corsa? Molto probabilmente il tuo problema è biomeccanico e potrebbe esserci una sofferenza del tendine D’Achille (52)
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