Negli adulti anziani la maggiore prevalenza di infarto del miocardio (IM) è associato all’invecchiamento della funzione corporea e ad uno stile di vita sedentario. Oltre ai farmaci, l’esercizio fisico è un metodo integrativo consolidato per prevenire e curare le malattie cardiovascolari (CVD). Prove sostanziali hanno mostrato il valore di programmi di diversa intensità nella prevenzione e il trattamento dell’IM e tali programmi sono applicabili anche agli anziani pazienti con IM. Sebbene i programmi di riabilitazione e recupero fisico possano migliorare significativamente la funzione, la qualità della vita (QoL) e diminuire le morbilità nelle persone con IM, tali programmi sono sottoutilizzati perché i loro meccanismi non sono stati chiariti con precisione.
Punti chiave
- L’esercizio come terapia contribuisce a migliorare i fattori di rischio comportamentale che possono provocare infarto miocardico, promuove l’aumento di sostenere l’esercizio stesso ed eleva QoL per i pazienti con IM;
- Per gli anziani e le persone post grande infarto focale l’esercizio fisico è sicuro ed efficace;
- L’esercizio precoce, anche a breve termine, è un modo sicuro e fattibile per indurre effetti protettivi nei pazienti post IM;
- Nelle prime fasi dell’IM, l’esercizio fisico di intensità moderata è la scelta migliore per migliorare il risultati per i pazienti con IM;
- La riabilitazione cardiovascolare e il successivo esercizio a intervalli hanno vantaggi unici e dovrebbero essere raccomandati ai soggetti con IM.
L’infarto del miocardio (IM) è correlato alla formazione di placche nella parete interna dell’arteria che bloccano o riducono il flusso sanguigno al cuore e danneggiano i muscoli del cuore a causa della mancanza di fornitura di ossigeno. Attualmente, più opzioni di terapia, compresi i farmaci trombolitici, l’angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA) e l’innesto di bypass nell’arteria coronaria eseguiti chirurgicamente per il trattamento dell’IM, ma oltre a farmaci e interventi chirurgici, prove epidemiologiche hanno dimostrato che l’esercizio fisico, ad esempio come salire le scale, camminare e fare sport è inversamente correlato alle cause di mortalità cardiovascolare, pertanto l’esercizio fisico è un’efficace terapia supplementare e di solito svolge un ruolo chiave nel processo di trattamento per le persone che subiscono un infarto miocardico.
L’esercizio fisico in persone con infarto miocardico acuto può migliorare il carico di lavoro, la capacità funzionale, la durata dell’esecuzione dell’esercizio stesso e la risposta della frequenza cardiaca, oltre a promuovere il miglioramento della funzione della pompa cardiaca – un aumento medio del 34,7 e del 32,0% nella frazione di eiezione e nello stroke volume index, rispettivamente. Lo stroke volume è la quantità di sangue che il ventricolo sinistro espelle in un battito, misurata in millilitri per battito (ml/battito). Il volume può essere indicizzato in base alle dimensioni del corpo (Body Surface Area- BSA) di un soggetto dividendolo per la superficie corporea per ottenerne l’indice (Figura 1).
Figura 1: espressione dello Stroke Volume Index
IM: esercizio fisico ed età
Secondo i risultati epidemiologici, l’invecchiamento diventerà il principale fattore di rischio per le CVD dopo l’età di 65 anni; l’invecchiamento è associato in modo indipendente al picco di assorbimento di ossigeno (VO2 picco) e alla capacità di lavoro totale (TWC), che rappresentano quasi il 70% del decadimento legato all’età. Il controllo di fattori di rischio tra cui l’inattività fisica e la sedentarietà potrebbe essere un metodo efficace per ridurre la mortalità e la morbilità globale nei soggetti con CVD. L’esercizio permanente (>25 anni) può sedare una riduzione della contrazione sistolica (LS) indotta dalla sedentarietà e dall’invecchiamento attraverso miglioramento del riempimento diastolico ventricolare sinistro (LV). Un esercizio fisico regolare gioca un ruolo importante nell’invecchiare in buona salute e contribuisce a ridurre il rischio di malattie croniche per tutte le cause di mortalità. Il ridotto rischio di eventi cardiovascolari negli anziani (età, 66,6 ± 2,1 anni) sono associati al miglioramento della capacità d’esercizio (+2,0 ml/kg/min) e la riduzione della massa grassa (–2,3%). Un allenamento regolare d’intensità moderata (MIT) per 8 settimane maggiore ha migliorato la tolleranza all’esercizio fisico e ha promosso la funzione vascolare microcircolatoria nelle donne in postmenopausa. Per cui l’esercizio fisico sembra migliori la funzione fisica e i parametri dell’IM relativi invecchiamento, consigliando l’adesione ad un esercizio fisico appropriato, che sia favorevole alla salute del cuore.
IM: i benefici dell’esercizio
L’esercizio fisico riguarda i movimenti del corpo pianificati e organizzati per migliorarne le capacità. Dopo l’IM, l’allenamento può indurre effetti positivi, migliorare la qualità di vita, gli equivalenti metabolici (MET), la funzionalità circolatoria e la frequenza cardiaca, ridurre il rischio di malattie croniche e per tutte le cause mortalità. L’allenamento porta effetti benefici nel processo di recupero cardiopolmonare e di rimodernamento del riempimento diastolico ventricolare sinistro (LV) nelle persone con disfunzione di LV dopo infarto miocardico. Uno studio trasversale di 65 uomini (60 ± 6 anni) ha scoperto che l’allenamento svolto costantemente ha mantenuto la funzione sistolica del VS e probabilmente ha alleviato o minimizzato gli effetti dannosi del rimodellamento di LV dopo l’infarto miocardico. A seguito di infarto miocardico acuto i soggetti che hanno svolto allenamento intervallato o MIT per 12 settimane hanno aumentato significativamente il loro VO2max. In sintesi l’allenamento ha promosso efficacemente la circolazione cardiaca migliorando le prestazioni cardiache nei pazienti con IM. L’allenamento di resistenza dinamica può alleviare il tono simpatico nei vasi cardiaci nei ratti dopo infarto miocardico. Secondo altri studi l’esercizio fisico regola l’equilibrio del sistema nervoso autonomo dei nei soggetti con IM, con conseguente miglioramento delle prestazioni cardiache e una riduzione della mortalità cardiaca.
Tipologie di programmi di esercizio fisico per IM
Riabilitazione cardiaca e IM
La riabilitazione cardiaca (CR) basata sull’esercizio fisico è un programma multidisciplinare per gli individui dopo l’IM per migliorare la funzionalità cardiorespiratoria (CRF) e ridurre la morbilità e la mortalità, nonché migliorare la QoL e la capacità d’esercizio. Copre 10 settori della regolazione del fattore di rischio cardiaco, inclusa la gestione del peso corporeo, l’esercizio fisico, valutazione del paziente e così via e i principali benefici associati alla CR sono prodotti dall’esercizio. La CR non solo riduce la mortalità cardiaca e migliora la QoL e la capacità di sostenere l’esercizio, ma migliora i fattori di rischio cardiovascolare in base a un programma multidisciplinare, grazie ai benefici indotti dall’allenamento.
Tabella 1: studi relativi ad esercizio e IM
Attività fisica e IM
L’attività fisica (PA) è una misura preventiva cruciale contro le CVD ed è riconosciuta esserlo partendo dall’occupazione, dallo spostamento attivo casa-lavoro, del tempo libero e della vita quotidiana, come camminare, andare in bici, che generano movimento muscolare e il dispendio energetico dai livelli basali. L’attività fisica in pazienti con infarto miocardico acuto, anche a bassa intensità, può svolgere un ruolo importante nel migliorare la QoL. L’attività fisica quotidiana è importante per i soggetti con IM, specialmente per gli anziani con bassi livelli di attività fisica e con una pianificazione ben strutturata aiuta gli anziani a ridurre i rischi di mortalità associati alla CVD.
Esercizio a bassa intensità
L’allenamento a bassa intensità (LIT) a lungo termine (4 mesi) ha potenziato l’espressione genica miocardica di tipo I e III di collagene e lisil ossidasi nella LV. In uno studio controllato della durata di 12 settimane, i pazienti con CVD hanno svolto LIT o HIT e il significativo miglioramento del picco di VO2 non ha avuto differenze significative.. Il miglioramento della QoL fornito da LIT è stato simile a HIT durante le prime fasi successive ad infarto miocardico acuto.
Esercizio a moderata intensità
L’allenamento continuo di intensità moderata (MICT) è una delle migliori scelte per la riabilitazione fisica durante le prime fasi successive all’IM. Tale allenamento si è dimostrato di sufficiente efficacia nel miglioramento della fitness di 197 pazienti nella fase iniziale della cardiopatia ischemica, compreso un aumento dell’efficienza del lavoro cardiaco e del volume di lavoro svolto (+74,3%, p<0,001) nonché il prolungamento del tempo di esposizione a ciascun allenamento (+ 31,7%, p<0,001). La capacità cardiorespiratoria della perfusione microcircolatoria è migliorata anche nella post menopausa in donne sedentarie dopo MIT di 8 settimane come evidenziato dalla soglia del ventilatoria: 11,5 ± 2,1 vs. 14,0±3,0 ml/kg/min, p <0,05. Il MIT aiuta a ridurre la durata del blocco ciclico atrioventricolare (AV), gli intervalli AV, la durata del ciclo del seno e del periodo effettivo refrattario ventricolare ed ha anche portato a un significativo miglioramento funzionale strutturale del cuore attraverso l’aumento della frazione di eiezione (7,2%) e dello strofe volume (4,5%) riducendo il volume LV (2,5%) e il volume sistolico LV (8,1%) in soggetti con cardiopatia ischemica.
Esercizio ad alta intensità
I vantaggi dell’allenamento ad alta intensità (HIT) si sono rivelati due volte più buoni del MIT attraverso l’analisi del VO2max in soggetti sani e soggetti con malattie cardiache. Lo svolgimento di esercizio fisico una volta alla settimana potrebbe ridurre il rischio di morte nelle donne e negli uomini. Un lungo studio clinico di 12 anni ha riportato che soggetti che hanno eseguito un intenso programma di esercizi multilaterali ha efficacemente migliorato i parametri metabolici e ha abbassato il rischio cardiaco nelle donne in postmenopausa rispetto a quelle che svolgevano attività fisica abituale. Inoltre l’allenamento ad intervalli ad alta intensità (HIIT) è stato considerato benefico e fattibile come terapia supplementare nelle linee guida internazionali cliniche basate sull’esercizio rispetto al MICT. I pazienti con infarto miocardico che hanno svolto HIIT hanno mostrato maggiori riduzioni di massa grassa, percentuale di grasso corporeo, circonferenza della vita, percentuale di grasso addominale, bassa densità colesterolo lipoproteico, colesterolo totale, trigliceridi e maggiori miglioramenti nella composizione corporea e della sindrome metabolica rispetto al MICT, così come nel ridurre lo stress ossidativo, migliorare il metabolismo dei glucidi e dei lipidi e migliorare capacità di esercizio e funzione cardiaca nei ratti post-IM. In sintesi, come mostrato nella tabella 1, un HIT ben pianificato può avere effetti migliori rispetto a MIT e LIT, mentre LIT può essere più sicuro rispetto a MIT e HIT. Inoltre MIT è sicuro ed efficace per ridurre i possibili rischi rispetto a HIT e ha avuto effetti migliori rispetto a LIT. Pertanto, il MIT viene ora comunemente usato in ambito clinico.
Esercizio intervallato
In uno studio di controllo randomizzato su pazienti con infarto miocardico, sia l’allenamento aerobico a intervalli, sia le abituali cure riabilitative hanno aumentato l’adiponectina sierica, hanno migliorato la funzione endoteliale e la QoL e diminuito la frequenza cardiaca a riposo e la ferritina sierica; solo l’allenamento con intervallo aerobico, tuttavia, ha aumentato il livello di colesterolo lipoproteico ad alta densità (HLD), che apporta benefici per le persone. L’allenamento a intervalli ha anche avuto un effetto migliorativo maggiore sul VO2max da 31,6±5,8 a 36,2±8,6 ml/kg/min rispetto alla normale riabilitazione assistenziale, i cui livelli andavano da 32,2± 6,7 a 34,7±7,9 ml/kg/min. Dopo 12 settimane di allenamento a intervalli, il VO2 max ha registrato un aumento da 19,2±5,1 a 21,9 ± 5,6 ml/kg/min in 31 pazienti (55,1±8,9 anni) con IM della parete anteriore in un altro studio. Pertanto, la partecipazione all’esercizio a intervalli ha avuto vantaggi unici rispetto ad altri tipi di allenamento per i pazienti con IM e c’è bisogno di ricerche future in merito.
Esercizio di forza e aerobico
L’esercizio di forza (RT) con i macchinari una volta o meno di 1 ora/settimana, è correlato a minori rischi di CVD e mortalità globale. In un esperimento su animali è stato indicato che l’esercizio aerobico e l’esercizio di RT potrebbero ridurre il livello di citochine pro-infiammatorie e alleviare il tono simpatico dei vasi e del cuore nei ratti dopo infarto miocardico. Un meta-l’analisi su 35 studi randomizzati controllati ha mostrato che l’allenamento di forza progressivo isolato ha esercitato effetti benefici nella forza degli arti inferiori (MD standardizzato, 0,57; IC al 95%, da –0,17 a -0,96) e superiori [1,43 (0,73–2,13)]. Inoltre l’allenamento progressivo di forza unito all’allenamento aerobico è stato più efficace sia nel miglioramento della forza, che della forma fisica, rispetto al solo allenamento aerobico. Un allenamento di forza di 12 mesi in combinazione con l’esercizio aerobico con frequenza di 2 giorni/settimana può migliorare la forza muscolare e la funzionalità cardiorespiratoria in tutte le età.
Nuoto e IM
Il nuoto è un’attività amatoriale popolare e una forma unica di esercizio fisico, considerata efficace per mantenere e migliorare la CRF. In un esperimento su animali, 3 settimane l’allenamento di nuoto si è dimostrato efficace per alleviare il danno cardiaco acuto causato da infarto miocardico aumentando precocemente l’alterazione adattativa della biogenesi mitocondriale e il miglioramento del metabolismo energetico del miocardio.
Yoga e IM
L’intervento sullo stile di vita basato sullo yoga può ridurre significativamente la stima rischio di malattia (CVD) stimato su 10 anni e il Framingham Risk Score (FRS), in modo da ridurre ovviamente il rischio di CVD. C’è stato anche un evidente passaggio dall’equilibrio simpatico verso una predominanza parasimpatica e un aumento della variabilità cardiaca globale nei pazienti con IM con un ottimale trattamento farmacologico.
I vantaggi dell’esercizio prima dell’IM
In uno studio condotto su animali, l’esercizio fisico pre IM ha conservato la contrattilità e le proprietà morfologiche dei cardiomiciti, che hanno svolto un ruolo cruciale nella cardioprotezione verso il deterioramento e la disfunzione delle strutture cardiache causate da infarto miocardico. L’esecuzione degli esercizi prima di IM potrebbe ridurre l’accumulo di collagene, ispessire la parete infartuata, ridurre la grandezza dell’IM, migliorare la forza muscolare, migliorare la reattività verso il calcio e preservare l’accorciamento dei miociti cardiaci; potrebbe anche migliorare le massime velocità di accorciamento-rilassamento nei cuori infartuati di ratti. É stata evidenziata una stretta relazione tra la protezione cardiaca contro lesione miocardica indotta dal pretrattamento dell’esercizio fisico e dal recettore del peptide natriuretico cardiaco B (NPR-B) e peptide natriuretico di tipo C (CNP). In sintesi allenarsi prima dell’IM potrebbe favorire il recupero a seguito di IM.
L’esercizio nelle prime fasi post IM
I programmi di precoci con esercizi sono stati utili per i pazienti con IM attraverso il miglioramento psicologico delle risposte allo sforzo e la promozione della capacità funzionali anche di allenamento a breve termine.L’allenamento precoce ha contribuito a migliorare la tolleranza all’esercizio, il rimodellamento ventricolare e l’equilibrio nervoso autonomo nei pazienti post IM. Tuttavia altri studi hanno dimostrato che l’esercizio ritardato può apportare effetti migliori di un esercizio precoce. Pertanto il tempo di esercizio richiede ulteriori esplorazioni al fine di fornire una razionale indicazione per i soggetti con IM.
Conclusioni
Le CVD come l’IM sono associate a cattivi comportamenti verso la salute, come ad esempio uno stile di vita sedentario. L’esercizio come terapia è un metodo di intervento efficace per migliorare i fattori di rischio comportamentali che possono provocare IM, promuovere la capacità di esercizio e la QoL per i pazienti con IM. Anche l’attività fisica di basso intensità ha ridotto il rischio di infarto miocardico. Pertanto l’attività fisica quotidiana dovrebbe essere raccomandata alle persone con o senza IM invece di uno stile di vita sedentario. Per i pazienti anziani e post IM di grande focalizzazione, l’esercizio fisico è sicuro ed efficace, ma dovrebbe essere ulteriormente confermato nelle ricerche future. L’allenamento precoce, anche a breve termine, è un modo sicuro e fattibile per migliorare la capacità funzionale, la tolleranza all’esercizio, il rimodellamento ventricolare e l’equilibrio nervoso autonomo nelle persone post IM. Nelle prime fasi dell’IM, il MIT è la scelta migliore per migliorare i risultati nei soggetti che hanno subito IM. Inoltre i programmi di CR e l’esercizio a intervalli apportano vantaggi unici e dovrebbero essere raccomandati anche per i soggetti con IM. La combinazione di RT ed esercizio aerobico è efficace come esercizio-terapia per ridurre il rischio di CVD. Nuoto e yoga possono migliorare efficacemente lo stile di vita sedentario, in modo da ridurre il rischio di CVD. In conclusione, l’allenamento fisico è efficace ed è un trattamento alternativo affidabile per i pazienti con IM sulla base di una terapia farmacologica e chirurgica, dato che porta con sé meno effetti collaterali e benefici più duraturi. Questo tipo di trattamento dovrebbe essere standardizzato e ampiamente applicato nelle cliniche per aiutare le persone con IM in tutto il mondo.
Tratto da: Xing Ying, Si-Dong Yang, Man-Man Wang, Ya-Shuo Feng, Fang Dong and Feng Zhang, The Beneficial Role of Exercise Training for Myocardial Infarction Treatment in Elderly, Mini-Review Article, Frontiers in Physiology., 24 April 2020 https://doi.org/10.3389/fphys.2020.00270