Le diete a basso contenuto di grassi non sembrano prevenire le malattie cardiache, infatti negli ultimi dieci anni, l’American Heart Association, le linee guida dietetiche federali e altre autorità nutrizionali si sono allontanate dal consigliare alle persone di limitare la quantità totale di grassi nella loro dieta. Al contrario, l’attenzione si concentra su un modello alimentare sano in generale, ossia uno stile alimentare che enfatizzi verdure, frutta, cereali integrali, fagioli, quantità modeste o piccole di carne, latticini, uova e dolci (Rimm E., Harvard TH Chan School of Public Health).
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Dieta chetogenica: il presente degli sport di resistenza?
Gli sport di resistenza si basano sulla risintesi dipendente dall’ossigeno dell’adenosina trifosfato (ATP), che richiede sia un’adeguato apporto di ossigeno ai mitocondri, sia la disponibilità di carboidrati (CHO) e combustibili lipidici. Gli atleti vincenti mantengono le massime velocità per tutta la durata della loro prestazione. In effetti il ritmo di gara in molti eventi di resistenza (ad esempio, la maratona o lo sci di fondo) comporta una percentuale molto elevata della massima intensità aerobica di un individuo, mentre in attività più lunghe non basate su un’unica e singola prestazione (ad es. Ironman, gare ciclistiche su strada a tappe), le caratteristiche tattiche, del terreno e della stimolazione fisica sul lungo periodo, richiedono fasi a velocità superiore o inferiore. Le caratteristiche chiave degli atleti di resistenza d’élite, maturate attraverso la genetica e l’allenamento, implicano l’interazione di un’alta massima capacità aerobica (VO2 max), elevata capacità ossidativa muscolare ed elevata economia del gesto esercizio-correlato. Le strategie di allenamento e nutrizione mirano a garantire un’adeguata disponibilità e capacità d’integrare l’uso delle riserve di carburante del muscolo per produrre ATP in base alle esigenze della disciplina; un concetto noto come “flessibilità metabolica”. Vi sono prove concrete che l’adattamento a una dieta chetogenica ad alto contenuto di grassi crea sostanziali cambiamenti cellulari nell’aumento della motilità, del trasporto, dell’assorbimento e dell’ossidazione dei grassi durante l’esercizio, anche negli atleti d’élite che si allenano specificamente per ottimizzare i percorsi ossidativi dei grassi stessi. I cambiamenti e il significato vero circa l’uso dei chetoni muscolari sono ancora sconosciuti e sebbene vi siano prove evidenti che l’adattamento chetogenico riduca l’ossidazione dei carboidrati muscolari, i problemi irrisolti sono molti, come la capacità del cheto-adattamento a lungo termine di ripristinare il contenuto di glicogeno muscolare a livelli normalmente associati a una dieta ricca di CHO e la compromissione della capacità del muscolo di usare il glicogeno per l’ossidazione. Ciò è importante poiché l’ossidazione dei CHO fornisce una fonte di energia più efficace ed efficiente quando l’apporto di ossigeno diventa limitante.
Modifica della dieta e piano di allenamento? TRE!
Una fusione difficile spesso e volentieri, tra l’allenamento e l’approccio dietetico. Sebbene sia disponibile un ampio menù di opzioni dietetiche per migliorare i risultati sulla salute metabolica, il loro successo/fallimento, come con qualsiasi intervento di esercizio, dipende dall’adesione a lungo termine. In questo approfondimento s’incoraggia a una durata giornaliera di digiuno più lunga, per migliorare la salute metabolica umana, sostenendo che l’esercizio fisico rimane ancora la strategia ottimale per migliorare la maggior parte delle alterazioni nello stile di vita.