La modifica della cadenza di pedalata durante l’esercizio ad intensità moderata influisce su una serie di risposte fisiologiche: a una potenza costante e moderata, l’aumento della cadenza provoca un aumento della frequenza cardiaca (FC), del consumo di ossigeno (VO2), della produzione di anidride carbonica (VCO2) e del tasso di percezione dello sforzo e del lattato. Elevate cadenze di pedalata aumentano la domanda metabolica dei muscoli scheletrici, che fino a un certo punto può essere compensata da un corrispondente aumento della funzione cardiorespiratoria. Al contrario basse cadenze di pedalata aumentano la pressione intramuscolare durante il periodo di contrazione muscolare, con un effetto dimensionale associato alla forza generata dalla contrazione muscolare. Questo fenomeno riduce o impedisce, temporaneamente, la perfusione sanguigna nel muscolo in contrazione e nei tessuti a valle. Inevitabilmente durante l’esercizio ciclistico le basse cadenze sono anche associate a periodi di rilassamento muscolare proporzionalmente più lunghi, quando la perfusione è aumentata. Al momento non è chiaro se il periodo di contrazione più lungo e le maggiori forze del pedale a una cadenza inferiore possano determinare un’ossigenazione inadeguata dei muscoli.
Formenti e altri in questo studio hanno rilevato che aumentare la cadenza oltre una data soglia ad un’intensità di esercizio moderata vicino alla soglia ventilatoria è meno efficiente dal punto di vista energetico e che una cadenza elevata può compromettere l’ossigenazione muscolare durante l’esercizio ciclistico.