Rispetto alla corsa su strada, il trail running è uno sport diverso per via delle distanze di gara, del terreno su cui si svolgono le gare, della durata e dell’ambiente. La corsa su strada si effettua normalmente su strade asfaltate e urbane che tendenzialmente sono più piatte. Al contrario il trail running si svolge principalmente in montagna in cui il terreno è variabile, può variare da strade sterrate lisce a single track, a sentieri tecnici, compresi gli ostacoli come rocce o neve. Tale caratteristica del trail running fa scaturire delle determinanti fisiche e fisiologiche di chi ne affronta i percorsi. I maggiori dislivelli percorsi in salita e discesa conducono ad un cambiamento nella modalità contrazione e ad un aumento del ruolo che la forza muscolare degli arti inferiori gioca come determinante della prestazione, sia per spingere il corpo durante i tratti in salita, sia per resistere al danno muscolare dovuto, alle contrazioni eccentriche, durante le discese.
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L’influenza della larghezza del centro sci e della fatica sulla stabilità dell’articolazione del ginocchio e sull’equilibrio dello sciatore
Lo sci alpino è uno sport complesso che richiede un alto livello di controllo motorio ed equilibrio. In generale, gli sciatori sono soggetti all’aumento della fatica dovuto all’uso di attrezzature inadeguate. Di conseguenza, il rischio di lesioni potrebbe aumentare. Lo studio di Zorko e altri ha esaminato l’influenza della fatica e della larghezza dello sci sulla stabilità dell’articolazione del ginocchio e sull’equilibrio dello sciatore. È stata condotta una simulazione dello sci in laboratorio in una posizione di rotazione degli sci quasi statica in cui la cinematica degli arti inferiori è stata registrata utilizzando un sistema ottico e i parametri che determinano l’equilibrio sono stati catturati utilizzando una piastra di forza. È stato dimostrato che la cinematica dell’articolazione del ginocchio e l’equilibrio dello sciatore sono stati ostacolati nello stato di affaticamento, così come quando si utilizzavano sci con un centro molto grande. I risultati dello studio suggeriscono di evitare l’aumento dello stato di affaticamento e l’uso di sci larghi al centro, mentre si scia su superfici dure, per ridurre il rischio di lesioni.
L’effetto della cadenza della pedalata sull’ossigenazione dei muscoli durante un esercizio ad intensità moderata
La modifica della cadenza di pedalata durante l’esercizio ad intensità moderata influisce su una serie di risposte fisiologiche: a una potenza costante e moderata, l’aumento della cadenza provoca un aumento della frequenza cardiaca (FC), del consumo di ossigeno (VO2), della produzione di anidride carbonica (VCO2) e del tasso di percezione dello sforzo e del lattato. Elevate cadenze di pedalata aumentano la domanda metabolica dei muscoli scheletrici, che fino a un certo punto può essere compensata da un corrispondente aumento della funzione cardiorespiratoria. Al contrario basse cadenze di pedalata aumentano la pressione intramuscolare durante il periodo di contrazione muscolare, con un effetto dimensionale associato alla forza generata dalla contrazione muscolare. Questo fenomeno riduce o impedisce, temporaneamente, la perfusione sanguigna nel muscolo in contrazione e nei tessuti a valle. Inevitabilmente durante l’esercizio ciclistico le basse cadenze sono anche associate a periodi di rilassamento muscolare proporzionalmente più lunghi, quando la perfusione è aumentata. Al momento non è chiaro se il periodo di contrazione più lungo e le maggiori forze del pedale a una cadenza inferiore possano determinare un’ossigenazione inadeguata dei muscoli.
Formenti e altri in questo studio hanno rilevato che aumentare la cadenza oltre una data soglia ad un’intensità di esercizio moderata vicino alla soglia ventilatoria è meno efficiente dal punto di vista energetico e che una cadenza elevata può compromettere l’ossigenazione muscolare durante l’esercizio ciclistico.
Catene Miofasciali: Considerazioni in base alle Ultime Revisioni
In questo testo puoi trovare spiegati tutti i concetti più importanti che si ricollegano al termine catena miofasciale. Partendo dal 1814, passando da Bousquet, Souschard, fino ad arrivare alle elaborazioni e agli studi dei nostri giorni, con l’ultima revisione 2020 inserita, che fa chiarezza e approfondisce la materia delle catene miofasciali.
Un approfondimento che si appoggia su una bibliografia di spessore, per meglio capire i meccanismi di continuità muscolare e tessutale e le correlazioni con il movimento, dal quale puoi trarre spunti interessanti per l’applicazione nella pratica quotidiana e verso esercizi più complessi.
Metodo Mézières -prima parte
Françoise Mézières amava citare questa frase di Leonardo Da Vinci:
“Guradare per vedere,
Vedere per capire,
Capire per sapere”.
Buona lettura di questo articolo che rappresenta l’incipit della Ginnastica Posturale.